Come la pioggia - N. 4
Negli occhi di ognuno: la testimonianza dei Frati Cappuccini
Se arrivi a Trento come turista ti resta impressa l’emozione di una città vivace, giovane, ricca di storia e di tradizioni, avvolta come in un abbraccio della bellezza naturale delle montagne che la circondano.
Se poi arrivi a Trento per fermarti e vivere qui, ti accorgi anche delle persone; le incontri, le osservi nei loro riti e le ascolti. Persone “normali” che vivono di famiglia, lavoro, studio e sacrifici, in un benessere che rende serena e felice l’esistenza, almeno in apparenza.
Ti accorgi anche di persone che attraversano la città per capire se qui possono trovare “casa” e forse sperare in un futuro nuovo per loro. Sono persone che fuggono dai loro paesi perché, purtroppo, “là” un domani non è più possibile e sono costrette per tante ragioni a iniziare viaggi inverosimili verso un “dove” che li accolga. Ti accorgi di loro solo se hai il coraggio di alzare lo sguardo da te stesso e cominci a sognare come loro. Sono gli “invisibili”: ragazzi e ragazze giovani, anche con figli piccoli che cercano una terra per il loro futuro. Ti accorgi di loro se vai nelle mense che in città offrono dei pasti caldi tutto l’anno, pranzo e cena: sono centinaia.
Forse Padre Giorgio Butterini e Padre Fabrizio Forti, da profeti quali erano, avevano capito che la mensa dei Frati Cappuccini del convento di Trento era troppo piccola e che c'era bisogno di più spazio. Ed ecco la Mensa della Provvidenza: luogo d’incontro tra un’umanità che cerca aiuto e cibo e il mondo del volontariato, dove non si capisce bene chi dà e chi riceve, in uno scambio continuo di alimenti materiali ma, direi anche alimenti “spirituali”.
È per questo che “Casa San Francesco”, a Gardolo, è diventata la “Casa famiglia” dove è possibile ridare dignità a chi non ha più nulla, neanche un luogo dove trovare calore e riparo dal freddo delle notti d’inverno. Spazi per famiglie e dormitorio aperto tutto l’anno per dare ospitalità e accoglienza e iniziare percorsi d’integrazione.
Lo vedi negli occhi di ognuna di queste persone il bisogno di essere riconosciuti e di avere un posto e un luogo per vivere con dignità.
Un giorno una persona mi ha detto: «Voglio impegnarmi a togliere dalla strada tutte le persone che vivono sotto i ponti qui a Trento e dare loro speranza». Se tutti noi potessimo avere questo desiderio, forse qui i “Poveri” potrebbero trovare la giusta comprensione e il necessario aiuto per rialzare la testa e ritornare ad essere parte di una società inclusiva.
Noi Frati Cappuccini in questi anni abbiamo fatto delle scelte dolorose lasciando le nostre case e conventi, ma desideriamo che continui lo spirito della fraternità evangelica facendo di questi luoghi spazi di accoglienza e di promozione umana.