Come la pioggia - N. 2
Abito a Villazzano, aspettando la pace...
Dal 2016, noi padri Dehoniani stiamo ospitando persone richiedenti asilo grazie alla collaborazione con il Centro Astalli di Trento. Per alcuni anni abbiamo ospitato soprattutto persone provenienti dall’Africa, ma anche pakistane. Dall’anno scorso, con l’emergenza della guerra in Ucraina, abbiamo cambiato indirizzo di persone e ospitiamo piccoli nuclei familiari ucraini. I primi che sono arrivati sono già partiti, per ritornare nella loro patria. Ora ospitiamo una mamma con una bimba e un’altra mamma, che fino a pochi mesi fa viveva con suo figlio adolescente, che però nell’estate scorsa ha voluto raggiungere il padre e rimanere in Ucraina.
La bimba si chiama Viktoriia, chiamata da sua mamma e dagli amici Viki. Ha 9 anni compiuti a maggio e per la sua età è più alta della media. Mi guarda un po’ perplessa, con i suoi occhi azzurri, mentre prova a sistemare i lunghi capelli color castano chiaro. Non si aspettava un’intervista. La considera un supplemento di interrogazione, in questo fine settimana già carico di compiti. Alla fine cede e si sottopone alla mia raffica di domande, dimostrando una buona padronanza della lingua italiana.
La rassicuro dicendo che sarò breve e non le porterò via tanto tempo. Annuisce in silenzio guardandomi dritto negli occhi, quasi a dire: «guai a te se…».
«Ciao Viki, da quanto tempo sei in Italia e da quanto tempo vivi qui a Villazzano nella casa dei padri dehoniani?»
«Sono arrivata in Italia il 6 marzo del 2022, ma vivo qui, in questa casa, da metà dell’estate dell’anno scorso»
Gli chiedo cosa le piace di più dell’Italia e mi sorprende la risposta che tocca la nostra cucina italiana: «La pasta con il pesto!»
«Dove vai a scuola?»
«Frequento la quarta elementare a Trento»
«E con i tuoi compagni come ti trovi?»
Scuote un po’ la testa e gli esce un «Così così» che non voglio indagare. Però subito recupera affermando, con un bel sorriso, che ha tanti amici. È felice di dire i loro nomi: Eva, Giulia, Pachisa, Flavio, Anna. Poi, forse per non scontentare qualcuno, conclude con un ampio gesto delle mani: «e tanti altri».
Gli domando come si trova qui e che cosa gli manca di più pensando al suo paese.
Alzando gli occhi, quasi a ricordare immagini e volti, mi risponde che gli mancano tanto i suoi amici, la sua famiglia, i suoi parenti. Mi accorgo quanto la mia domanda fosse scontata e che non poteva dirmi altro, tanto che si dimentica di rispondere a come si trova qui. Certamente il suo pensiero e il suo cuore sono ritornati per un attimo a casa sua.
La vedo ancora un po’ preoccupata e allora gli chiedo a bruciapelo: «quali sono le tue paure?»
Mi risponde: «Ho paura di perdere la mia famiglia». Sto in silenzio pensando che sarebbe anche la mia più grande paura se mi trovassi nella sua stessa situazione. È brava però a sollevare il clima cupo che si è creato e mi dice, con una risata fatta più con gli occhi: «Ho paura anche delle formiche!»
Continuo: «Viki, scusami, ho ancora delle domande da farti, ma ti prometto che poi ho finito: ricordi un momento bello vissuto in questo periodo? Hai dei sogni? Che cosa vorresti fare da grande?»
«Un momento bello è stato quando sono andata in piscina con la mia amica del cuore. Ho passato una giornata bellissima con lei e mi sono divertita tantissimo, anche perché mi piace l’acqua. Certo poi che ho dei sogni! Vorrei andare al mare e visitare Venezia e la Turchia. Lo dico perché mi piace tanto viaggiare. Invece da grande vorrei diventare una modella o un’artista, perché mi piace disegnare».
Le dico che abbiamo finito e lei tira un sospiro di sollievo dicendomi: «Era ora!» e subito: «Andiamo a giocare con Leon!»
Usciamo dall'appartamento e troviamo il cane dei padri che ci aspetta fuori dalla porta, ansioso di correre un po’ con noi e di stare con la sua amica Viki.