Ippolita, in servizio civile con noi da dicembre, ci racconta la sua esperienza
Perché hai scelto di fare il servizio civile al Centro Astalli Trento?
Fare il servizio civile inizialmente non era nei miei piani, io volevo laurearmi e poi andare via da Trento, capire cosa fare… non volevo fare la magistrale subito, mi sarei presa un po’ di tempo per fare chiarezza. Poi una mia amica, chiacchierando, mi ha detto che il Centro Astalli aveva aperto dei progetti di servizio civile. In passato avevo provato a fare volontariato con l’associazione, al primo anno di università, ma poi era saltato tutto a causa della pandemia. Quindi conoscevo l’associazione e mi sarebbe piaciuto collaborare: sono interessata al tema delle migrazioni forzate, che è anche in parte oggetto dei miei studi (mi sto per laureare in Studi internazionali). L’associazione lavora con persone migranti e rifugiate, quindi, una volta letti i vari progetti, ho deciso di candidarmi per questo qui.
Il tuo progetto in cosa consiste?
Io sono nell’Area Astallincontra, che è composta da una serie di sportelli che offrono servizi di assistenza di vario tipo: legale, psicologica, aiuto nella ricerca casa o lavoro… sono servizi destinati a persone migranti che sono fuori dai nostri progetti. Per questo la mia attività mi permette di conoscere bene la realtà nella sua interezza e di lavorare con tanti operatori delle varie aree. Questo progetto mi è piaciuto soprattutto per la sua concretezza: il servizio di sportello risponde alle tante necessità delle persone migranti legate alla vita di tutti i giorni e permette di rapportarsi direttamente con loro.
Sono allo sportello due volte a settimana. Le persone arrivano senza appuntamento e mi spiegano di cosa hanno bisogno, allora io le indirizzo allo sportello competente, oppure in alcuni casi cerco di risolvere il problema subito da sola. Ultimamente sto diventando un po’ più autonoma su questa parte.
A che punto sei del tuo progetto? Sono l’ultima arrivata, ho iniziato il primo dicembre!
Come sta andando fino ad ora? Come ti trovi col tuo OLP?
Per ora sta andando bene, mi sto trovando molto a mio agio sia con il mio OLP, sia con tutti gli altri operatori, che sono sempre disponibili ad aiutarmi quando lui non c’è. Corrado mi ascolta molto, si interessa alle mie opinioni. Mi chiede spesso come mi sto trovando, cosa preferisco fare. Questo per me è importante, perché a volte trovo difficile esprimere come mi sento, soprattutto se sono frustrata o preoccupata per qualcosa. Lavorando con Corrado sto imparando ad aprirmi di più rispetto alle mie sensazioni, perché sento di essere molto ascoltata e seguita.
Dicci un aspetto che ti piace di più e uno che ti piace meno delle tue attività…
Avendo iniziato da poco non so fare una valutazione definitiva di ciò che mi piace di più o di meno. Per il momento trovo piuttosto interessante tutto ciò che sto facendo. La cosa che preferisco ad oggi è stare al front office, quindi lavorare in maniera più autonoma. Gli affiancamenti mi piacciono e sono stimolanti, fondamentali anche per recepire le informazioni che posso dare al front office, però mi piace di più “mettere le mani in pasta” e lavorare in modo più autonomo e responsabile. Inoltre, il front office mi piace perché mi permette di avere una relazione diretta con l’utente, stabilire un contatto anche personale con chi si rivolge all’associazione per ricevere aiuto. E questo può essere molto più soddisfacente… ma anche frustrante a volte! Perché non è detto che io riesca ad esaudire le richieste sul momento, o a capire i bisogni. Una cosa che ho notato è quanto può essere difficile capirsi: non soltanto per la lingua diversa, ma perché le persone a volte arrivano con bisogni molto stringenti e con l’idea che noi possiamo risolvere tutto molto facilmente. Ovviamente non è così, e farglielo capire può essere frustrante a volte, anche se fa parte di quello che c’è da fare.
Ritieni che questa esperienza ti potrà essere utile per capire cosa fare dopo gli studi?
Direi di sì. Come ha detto anche Adele, la mia collega SCUP dell'Area Comunità, mi sono resa conto che il sistema dell’accoglienza è complicatissimo. C’è una contraddizione di base: il contesto è molto complicato, ma i bisogni delle persone sono molto semplici. Mi sembra che basterebbe poco per rendere più semplici le cose, per garantire con maggiore facilità una vita dignitosa per tutte e tutti. La mia esperienza qui mi sta facendo aprire gli occhi su questo: finché lo studi, nella teoria, il sistema sembra che funzioni benissimo, poi lavorandoci dentro ti rendi conto dei tanti problemi che presenta, dei compromessi necessari, ecc. E le persone in una situazione di vulnerabilità in questo sistema rischiano di perdersi. Sto capendo che voglio fare parte di questo ambiente per contribuire a migliorarlo, per contrastare i tanti limiti di questo sistema, rendendo, col mio piccolo, un po’ più semplice la vita delle persone.
Descrivi la tua esperienza con una parola…!
Può sembrare banale ma io dico ENTUSIASMO. Ho ritrovato molta energia e tanta voglia di fare da quando ho iniziato questo percorso di servizio civile, e ho scoperto che lavorare a qualcosa che ti piace ti gratifica tantissimo, quindi mi sento molto entusiasta.
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