Un'idea di accoglienza per le persone in fuga dall'Ucraina che arrivano in Trentino
Persone disperate, minacciate dalle bombe e dai carrarmati. Persone in fuga, ammassate alle frontiere, strette ai loro cari e ai pochi beni portati con sé. Negli anni ne abbiamo viste tante, di persone così, provenienti da tanti paesi del mondo, in fuga da tante diverse guerre. La risposta che abbiamo cercato di dare, e che vogliamo dare oggi alle persone in fuga dal conflitto in Ucraina, è una e semplice: aprire le braccia.
Ma come stiamo facendo, concretamente, la nostra parte? Da subito abbiamo messo a disposizione delle istituzioni le nostre competenze e le nostre forze, per pensare e mettere in atto un'accoglienza comune di queste nuove persone in fuga. Abbiamo riflettuto su come farlo e la risposta è stata quella che ci diamo sempre: accoglienza di piccoli gruppi in appartamento, lavoro di rete con le istituzioni e la comunità trentina, non solo nelle città ma anche nei piccoli centri. Un’accoglienza che non sia basata sull’onda emotiva, ma su progettualità e rispetto.
Ad oggi abbiamo messo a disposizione 59 posti all’interno dei nostri progetti, tra cui il progetto Una Comunità Intera, nel quale lavoriamo fianco a fianco con la Diocesi e tante altre realtà del privato sociale. Sotto il coordinamento della Provincia e del Commissariato del Governo stiamo approntando tanti appartamenti per renderli abitabili per le persone che sono arrivate. Alcuni erano vuoti da anni, altri vanno comunque riammodernati per ospitare le famiglie e i singoli che li abiteranno.
Vogliamo accogliere queste persone in alloggi che possano essere chiamati “casa”. Siamo convinti che sia fondamentale per chi fugge essere ospitato in un luogo a misura di persona, in cui potersi sentire al sicuro e rispettato. Questo significa un appartamento, con una cucina in cui potersi preparare da soli piatti che ricordino la propria terra e decidere cosa dare da mangiare ai propri figli. Con un bagno, una doccia e la possibilità di privacy. Per le famiglie, significa un alloggio in cui stare da soli, o al massimo con un altro nucleo. Per persone singole, significa una casa condivisa, ma con un numero limitato di altre persone.
Per questo l'accoglienza ai profughi ucraini ha luogo in appartamenti e non in grandi strutture d’emergenza. In quegli appartamenti, insieme a loro, speriamo col tempo di riuscire a ricostruire un senso di sicurezza e di conforto che sono fondamentali per sopportare i traumi della guerra e ricominciare a immaginare un futuro.
Stiamo accogliendo queste persone, come facciamo con tutti i rifugiati, insieme al Trentino che ha scelto di aprire loro le braccia. Crediamo infatti che l’accoglienza non sia una questione tra chi fugge e le associazioni e istituzioni che si occupano di dare casa ai profughi. Crediamo che l’accoglienza riguardi tutta la comunità, e che si possa fare solo insieme. Senza il sostegno, l’interesse e l’affetto dei cittadini è impossibile per chi si stabilisce in un nuovo territorio costruire percorsi di autonomia e di benessere. Chi è accolto da una comunità intera, invece, riesce a sentirsi a casa, come succede a Casa Bakhita, dove le Suore Canossiane hanno aperto le porte ad alcune rifugiate nigeriane e le loro bambine.
Le persone che accogliamo stanno trovando casa in tutto il territorio provinciale. Non crediamo infatti in un’accoglienza che coinvolga soltanto le città. Le valli e i paesi del Trentino sono luoghi accoglienti e pieni di opportunità per chi deve ricostruirsi una nuova vita dopo una catastrofe. Spesso, addirittura, nella dimensione più raccolta di un piccolo centro è più facile conoscersi, sviluppare relazioni, tessere quella rete che è fondamentale per sentirsi a casa e muovere i primi passi in un paese sconosciuto. Per questo gli appartamenti in cui ospitiamo le persone ucraine si trovano in tutto il Trentino, dalla Val di Non alla Piana Rotaliana, da Arco a Besenello.
Abbiamo deciso di ampliare i nostri progetti già esistenti, invece di creare soluzioni ad hoc, perché non vogliamo che l’aiuto che possiamo dare ai rifugiati ucraini ci impedisca di aiutare le persone in fuga dall’Afghanistan, dal Pakistan e da tanti altri paesi preda di conflitti, violazioni dei diritti umani e sconvolgimenti climatici. Non vogliamo creare profughi di serie A e di serie B ma esserci per tutti, per quanto le nostre forze ci consentono.
Per questo nostro sforzo c’è bisogno di risorse: i nuovi appartamenti vanno resi abitabili, ammobiliati e preparati per le persone in arrivo. Va potenziato il lavoro degli operatori che accolgono, delle assistenti sociali che accompagnano le famiglie con minori, delle psicologhe che affiancano chi ha vissuto gravi drammi. In queste settimane alcune imprese del territorio e molti cittadini e associazioni ci hanno offerto il loro supporto concreto. Le Cantine Ferrari e il Best Western Hotel di Mattarello hanno sostenuto l'approntamento e l'allestimento di alcuni dei nuovi alloggi destinati ai rifugiati ucraini. Il Gruppo Accoglienza Montevaccino ha preparato l'arrivo di una famiglia nella loro comunità. Tante cittadine e cittadini ci hanno destinato delle donazioni e regalato letti, coperte e lenzuola, pentole e piatti a sufficienza per rendere la nuova quotidianità il più simile possibile a quella abbandonata.
Se anche tu vuoi donare per sostenere i nostri progetti, tra cui anche i nuovi posti per le persone ucraine, clicca qui.
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