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Centro Astalli Trento

TANTI MONDI IN UNO - il servizio civile al Centro Astalli Trento

L'esperienza di Marta, giovane in servizio civile nell'Area Italiano.


Perché hai scelto di fare il servizio civile al Centro Astalli Trento?


Ho deciso di fare il servizio civile perché mi piaceva l’idea di sfruttare questa opportunità offerta ai giovani per inserirmi in un mondo nuovo rispetto a quello in cui ero abituata a stare. E anche per formarmi, in particolare sul tema delle migrazioni forzate. Avevo conosciuto il Centro Astalli tramite una mia amica, che viveva all’interno di una delle residenze per universitari in co-housing con persone richiedenti asilo. Mi aveva molto colpito il lavoro che era stato fatto all’interno di quell’ambiente, mi ero innamorata dell'associazione. Il progetto non c’entrava molto con gli studi che ho fatto: io ho studiato scienze motorie e ora sto studiando Progettazione e Pedagogia, però avevo fatto un’esperienza di volontariato nel supporto linguistico, e mi era molto piaciuto. Quindi mi piaceva anche l’idea di approfondire questo tema e sperimentare un po’ di più.


A che punto sei del tuo progetto?


Mi manca l’ultimo mese.


In cosa consiste concretamente il tuo progetto?


Il mio progetto è nell’Area Italiano: affianco le insegnanti del Centro Astalli fornendo un supporto linguistico nei corsi proposti dall’associazione. Faccio anche un lavoro di back office preparando materiale facilitato: per esempio ho lavorato molto sullo studio della patente facilitando lo studio della teoria per persone straniere.



Visto che sei quasi alla fine non ti chiedo come sta andando ma…com’è andata? Pensando ad un anno fa, è stato meglio o peggio di come ti aspettavi?


Sono molto contenta del percorso che ho fatto. Devo dire che, arrivata a questo punto, non cambierei nulla. Perché a distanza di un anno mi rendo conto di quanto siano stati fondamentali tutti i passaggi che ho vissuto. Chiaramente ora ho uno sguardo più ampio e quindi posso dire questo, ma ho vissuto anche dei momenti di difficoltà e frustrazione. Ma col senno di poi mi sono serviti tutti, per mettere tasselli al completamento di questo percorso. Mi sono piaciute le attività che ho svolto, il progetto era molto in linea con le mie aspettative, quindi sono soddisfatta. Non mi viene in mente un episodio singolo da raccontare. Quello che mi viene da dire, però, è che mi sono resa conto dell’importanza delle relazioni nel ruolo che ho svolto. E ho avuto prova di questo in tante, diverse occasioni. Relazioni con gli studenti che venivano a scuola per imparare, ma anche con gli operatori e le operatrici. Ho capito quanto la relazione sia fondamentale per iniziare e portare a compimento qualsiasi cosa. Poi di aneddoti divertenti ne avrei un sacco da raccontare…


Con la tua OLP com’è andata? Ti sei sentita seguita?


Sì, con lei è andato tutto molto bene. Sono felice della relazione con lei perché mi sono sentita da subito accolta e supportata, cosa di cui io ho molto bisogno all’inizio, e anche molto capita. Durante gli incontri di monitoraggio mensili che facevamo, mi sentivo sempre libera di esprimere i miei pensieri, le mie opinioni e le mie emozioni, senza omettere niente. Penso che questo sia stato fondamentale nella nostra relazione perché ha abbattuto subito i muri che possono esserci all'inizio.


Questa esperienza ti ha dato modo di capire meglio cosa vorrai fare dopo?


In verità, non ero partita con l’aspettativa che questa esperienza mi illuminasse da questo punto di vista. Semplicemente perché, quando ho scelto questo progetto, avevo già le idee abbastanza chiare sul mio futuro. Però è stata sicuramente una conferma di quelli che erano i miei progetti di vita. Forse mi ha aiutato ad aprire qualche porta in più su quello che potrò fare. Devo dire che questo anno mi ha aiutata soprattutto a discernere: oltre a capire meglio quello che voglio e posso fare, ho potuto mettere a fuoco quello che non voglio fare. Questo percorso mi ha permesso di mettermi in gioco con le mie capacità, capire fin dove posso arrivare. È stata una sfida, mi ha dato una spinta a fare anche qualcosa in più.


Qual è il ricordo che ti resta dell’associazione?


Il Centro Astalli Trento ha dentro di sé una serie di piccoli mondi da esplorare, e io ne ho esplorati alcuni. Penso che il discorso valga per il mondo dell’accoglienza in generale: è uno stimolo continuo, e infatti c’è tanta curiosità rispetto a tutto quello che c’è da sapere e da fare.

Questa caratteristica dell’associazione, l’avere in sé mille mondi, secondo me risponde al fatto che si ha a che fare con le persone, e ogni essere umano ha in sé una serie di mondi. Astalli, prendendosi cura della persona nella sua complessità, naturalmente rispecchia questa complessità anche nelle varie aree e nei vari servizi che offre.



Se dovessi descrivere la tua esperienza con una parola quale sarebbe?


SERVIZIO - è la parola che descrive questo mio percorso. Penso che il servizio sia un’arma potentissima. Naturalmente, non intendo il servizio come sfruttamento o un rispondere agli ordini: è un mettersi a disposizione, con quello che si ha e con quello che si vuole, di qualcun altro, che in questo caso è l’associazione, ma se vogliamo è anche la causa stessa. Anche mettendosi in gioco, lasciandosi sorprendere da quello che arriva. Io ho scelto questa cosa sapendo che sarei andata incontro anche a sorprese, che mi avrebbero portata a cimentarmi in cose che non mi ero necessariamente prefissata di fare. Accogliendo anche le richieste, cercando, con la mia piccola presenza e il mio piccolo contributo, di colmare un’infinitesima parte del bisogno infinito del mondo.




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