Racconto delle due settimane della mostra "Nella direzione giusta".
Dopo due settimane di esposizione, sabato 31 Dicembre la mostra fotografica "Nella direzione Giusta", dedicata alle persone in viaggio lungo la Rotta Balcanica, ha lasciato la sala della Biblioteca civica “G. Tartarotti” di Rovereto. Nata dal viaggio fatto dagli operatori di Astalli nella città di Bihać, la mostra è stata un modo per conoscere il confine terribile tra Bosnia e Serbia che ferma le persone in fuga da paesi vessati da guerre, carestie e cambiamenti climatici, che sognano di raggiungere l'Europa.
In queste due settimane, le persone che hanno visitato la mostra "Nella direzione giusta" sono state davvero tante. Alcune ci sono arrivate per caso, altre per scelta. Tutte hanno ricevuto all'ingresso qualche biscotto e una tazza di the, per fare il giro delle fotografie stringendo le mani intorno a qualcosa di caldo.
"Questa scelta non è stata casuale" ha raccontato durante l'inaugurazione Alessandra, operatrice che ha fatto il viaggio a Bihać "in Bosnia, ogni volta che siamo entratз in uno degli edifici in rovina dove si riparano lз migranti nelle campagne intorno al confine siamo statз accoltз con un dono: una tazza di chai, un pezzetto di chapati. Anche in luoghi in cui le persone non hanno niente, dove la vita è solo sporcizia e fatica, non è mai mancata questa accoglienza per noi, gente del tutto sconosciuta. Abbiamo voluto riproporre questo gesto potentissimo di accoglienza anche qui, perché il sapore della frontiera è amaro, ma diventa a tratti più dolce per via delle persone straordinarie che la abitano."
I visitatori e le visitatrici della mostra hanno potuto scegliere se conoscerla guardando le immagini e leggendo le didascalie oppure se partire per un vero e proprio viaggio d'immersione, mettendosi le cuffie e calandosi in una storia fatta dei suoni, delle musiche, dei racconti delle persone che hanno conosciuto la frontiera. Chi ha deciso di intraprendere questo viaggio è tornato toccatǝ, scossǝ, commossǝ. Moltissimз ci hanno lasciato commenti, bigliettini, pensieri.
"Un tuffo senza reti nei Balcani" è la riflessione di una visitatrice "entri che pensi di sapere, esci e... non sapevi". "Una vera e propria immersione" scrive un'altra "riesco a vedere e riesco a sentire. Una pluralità di sguardi che dà uno spaccato di una realtà che non posso dimenticare. Ti entra dentro". "Tutti dovrebbero ascoltare le storie dei migranti" afferma un terzo visitatore "per poter accogliere senza paura".
A visitare la mostra abbiamo accolto anche lз studenti delle classi di scuola media del vicino Istituto Marconi. Anche loro hanno messo le cuffie e, piano piano, il mormorio dell'entusiasmo per una gita fuori dall'aula si è quietato per lasciare il posto all'attenzione, al silenzio, ad una concentrazione profonda. Lз ragazzз hanno ascoltato le storie dellз migranti con trasporto, per poi lasciarci come testimonianza tante parole scritte su dei post-it: coraggio, speranza, rabbia, consapevolezza. In tantз sono rimastз colpitз dalla forza dellз migranti "Sono molto forti" scrivono "Hanno un'energia incredibile". In tantз, l'esperienza ha anche smosso riflessioni: "Le persone non possono vivere così" scrive una studentessa. Un'altra commenta: "Noi che abbiamo sempre vissuto in buone condizioni non ci siamo mai chiestз come vivono le persone in posti come quelli. Dobbiamo pensare di più alle persone in quei posti, alle persone che soffrono.". "Vorrei donare loro un briciolo della mia fortuna" dice un terzo, e un quarto augura "Spero che vi sia concessa la libertà."
Alla fine, la mostra ha accolto persone di ogni tipo: ragazze e ragazzi, migranti e italianз, adultз e anzianз. Tanti occhi diversi si sono posati sulle fotografie ma in qualcosa erano tutti simili: erano sguardi attenti, empatici e indignati verso le ingiustizie che accadono ai margini, dai confini dell'Unione Europea fin dentro alle nostre città. Anche in Trentino, infatti, tante persone che hanno sofferto il freddo e la fame in Bosnia si trovano fuori dall'accoglienza, a dormire ancora una volta in strada, a subire la stessa esclusione.
Raccontare le loro storie per noi è di vitale importanza e per questo, dopo questo primo allestimento così fortunato, la mostra viaggerà, per portare in più luoghi e a più persone possibile il suo messaggio. Un messaggio duro ma essenziale, per generare consapevolezza e per abbattere la più dura delle frontiere: quella che vorrebbe convincerci di non essere ugualmente umanз.
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