Il racconto del concerto del Coro Altreterre promosso dalle comunità religiose che accolgono migranti.
La Chiesa di San Lorenzo era affollatissima, la sera di venerdì 6 gennaio. Tante persone giovani, anziane, studenti e famiglie sono venute ad ascoltare il concerto del Coro Altreterre a sostegno dellз rifugiatз che vivono in Trentino. Poco prima che lo spettacolo cominciasse, ci si è accorti che c'era tanta gente in piedi: Fra Giuseppe, che ci ha accolto nella chiesa, ha chiesto a chi voleva di oltrepassare l'altare per accomodarsi nelle file del presbiterio. Così la serata ha avuto inizio, nel silenzio pieno di aspettativa della bellissima abbadia medievale. Ci ha dato il benvenuto Alessandra Volani per Astalli:
"Questa sera siamo qui in tantз grazie alle comunità religiose che hanno organizzato questo incontro. Sono degli ordini religiosi del territorio trentino che hanno deciso di collaborare con noi per aprire le porte dei loro conventi ai rifugiati: i padri Comboniani, i padri Dehoniani a Villazzano, le suore Canossiane, le Serve di Maria ad Arco, i frati Francescani a Mezzolombardo e i frati Cappuccini a Casa San Francesco e alle Laste. A volte, quando sentiamo le storie di chi deve lasciare il suo paese in fuga da guerre, ingiustizie e cambiamenti climatici, ci sentiamo impotenti e frustrati. Ci sembra di non poter fare niente per cambiare le terribili logiche della migrazione forzata. Ma la verità è che tutti, nel nostro piccolo e nel nostro territorio, possiamo fare la differenza. La facciamo informandoci, ascoltando le persone migranti, rifiutando i pregiudizi. E poi la facciamo sostenendo le realtà che lavorano con lз migranti, finanziandole e donando loro il nostro tempo di volontariato. Anche qui il bisogno è tanto. E anche qui, per fortuna, sono tante le esperienze da conoscere e sostenere."
Una di esse è la mensa dei Cappuccini, in via alle Laste. Fra Giuseppe ci ha raccontato del lavoro che fa lì, insieme a tantз volontariз.
"Siamo l'unico luogo a Trento a offrire la cena alle persone senza dimora" spiega "per noi il pasto è importante ma è anche uno strumento per avvicinarsi a chi vive in strada: persone molto fragili, molto bisognose, abituate a subire continui rifiuti. Noi le accogliamo, offriamo loro un piatto caldo, e nel frattempo cerchiamo di creare una relazione, di coinvolgerle in altre attività, di restituire loro un po' della dignità che altrove viene loro negata."
"E invece" ha commentato Stefano Graiff, presidente del Centro Astalli Trento "sono proprio lз poverз e lз ultimз ad essere la chiave della nostra società futura. Lз migranti mi fanno pensare ai magi: persone che compiono viaggi lunghissimi guidate da una speranza, guidate dal sogno che ci sia qualcosa di più nella vita. Stasera siamo qui, in questa serata di Epifania, per pensare a loro, per permettere a loro di entrare nelle nostre vite".
Con questo augurio, il palco è stato lasciato alle tantissime voci del Coro Altreterre che dal 2000 propone un repertorio di canti che parlano di incontri, di luoghi lontani e vicini, di preghiere universali, di tradizioni antiche e di storie che si tramandano tra generazioni.
"Come ci capita spesso sotto questi bellissimi affreschi del cielo stellato" ha detto la direttrice del coro Elena Rizzi "stasera la nostra emozione è davvero alle stelle. Questo è il secondo concerto che organizziamo insieme al Centro Astalli Trento, il primo era stato a sostegno delle famiglie ucraine. Stavolta, i fondi delle offerte di questa serata andranno invece ai dormitori dei richiedenti asilo senza dimora. Per noi è importante lavorare insieme alle realtà che aiutano lз migranti in Trentino. Crediamo che lo spirito del Coro Altreterre sia quello dell'incontro, del rispetto, della multiculturalità. È con queste parole in mente che vi diamo il benvenuto, stasera, nella nostra musica."
Nell'ora successiva il Coro Altreterre ci ha portato in un viaggio sonoro partendo dalle ninnenanne Russe per arrivare fino agli spiritual degli schiavi portati in America, passando per canzoni nigeriane, ucraine, ungheresi e di tanti altri popoli. Il filo conduttore è stato proprio quello dell'accoglienza, del Natale visto come speranza, come momento in cui aprirsi alle novità e alla bellezza. Ci sono stati momenti più drammatici, come quello del canto che rappresenta il lutto di un naufragio, dove le voci dei coristi si spezzano in un angosciato pianto cacofonico e straniante. E ci sono stati momenti più allegri, come quello in cui un canto africano viene accompagnato da ritmi di tamburo, battiti di mani, body percussions e schiocchi di dita.
È stata una serata bellissima, che ci ha riempitз di emozione e di gratitudine. Grazie alle comunità religiose che accolgono migranti, grazie al coro Altreterre e grazie agli uomini e le donne migranti che sono per noi, ogni giorno, motivo di ispirazione, ragione di crescita e grande, grandissima speranza.
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